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Conto corrente: bloccato fino al 2021 il pignoramento

Per fronteggiare l'emergenza legata al Covid-19 e la cosiddetta seconda ondata, è stata prevista una sospensione fino alla fine del 2020 dell'invio di nuove cartelle esattoriali e di pagamenti delle cartelle emesse.
Un'analoga misura riguarda i pignoramenti in corso, sempre fino al 31 dicembre. Il nuovo provvedimento interviene anche con un ulteriore allentamento delle condizioni per la rateizzazione, portando da 5 a 10 il numero di rate mancanti dopo le quali viene negata la possibilità di dilazione.
In previsione dell'accumulo delle cartelle di pagamento legato a questi provvedimenti, è stato previsto 1 anno di tempo in più affinché l'agente riscossore possa notificare le cartelle sospese oppure comunicare l'inesigibilità ai creditori.


2021: pignoramenti dei conti correnti
I pignoramenti dei conti correnti torneranno a essere oggetto di atti esecutivi che hanno lo scopo di saldare i debiti del titolare e diventano nuovamente oggetto di accertamenti fiscali.
Ciò vuol dire che è terminato il divieto di notifica delle cartelle di pagamento quindi a gennaio riprenderanno tutti gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, come pure le ingiunzioni fiscali emesse dagli enti locali (come Regioni e Comuni) per i tributi di loro competenza (come, ad esempio, l’Imu, la Tari o il bollo auto).

Quali novità?
In pratica da gennaio 2021 non saranno più sospesi i pignoramenti su stipendi, salari, altre indennità relative al rapporto di lavoro o impiego, nonché pensioni e trattamenti assimilati derivanti dall’agente della riscossione. Parliamo dunque solo di agenti pubblici della riscossione come l’ex Equitalia, Agenzia delle Entrate-Riscossione e non agenzie di riscossione private.

In quali casi può avvenire il pignoramento
Per pignoramento si intende il primo atto esecutivo che viene messo in essere con lo scopo di “vincolare” determinati beni del debitore, in vista della liquidazione al creditore. Non è quindi una “confisca”, perché il debitore continua a disporne materialmente, salvo il fatto che non può venderli né distruggerli. Può essere immobiliare verso beni immobili come case, mobiliare per beni mobili come l’auto o lo stipendio, o presso terzi quando ha per oggetto crediti o beni nella disponibilità di persone terze.

Cosa succede, dunque, dal 16 ottobre, in particolare ai conti correnti?
Di fatto, le misure adottate si sono concretizzate in una semplice sospensione, terminata la quale si ritorna alla situazione ante pandemia. Ovvio che così non è, almeno nella pratica per quanto riguarda i contribuenti o la situazione economica generale, ma per il modo in cui sono stati pensati i provvedimenti emanati durante l’emergenza, una volta che termina la sospensione rivivono per intero i debiti e le scadenze pregresse.

Cosa può essere pignorato
Il pignoramento ha comunque dei limiti, perché ci sono oggetti e beni che non possono essere oggetto di riscossione: è il caso dell’abitazione intesa come prima casa, purché essa sia l’unico immobile di proprietà del debitore, coincida con la sua residenza e sia adibita ad abitazione.
Allo stesso modo è fatto divieto di pignorare, all’interno della casa, i beni che sono considerati fondamentali per la vita e la dignità della persona, come ad esempio gli elettrodomestici (frigorifero e lavatrice), i tavoli, i letti, gli armadi e la biancheria (abiti e stoviglie).
 
Rimangono in ogni caso esclusi dal pignoramento beni come l’anello nuziale, gli oggetti di culto, gli strumenti, oggetti o libri ritenuti indispensabili per l’esercizio di una professione, di un’arte o un mestiere da parte del debitore, che non può essere privato neppure dell’animale da compagnia.

Diverso è il caso dei conti correnti, che appunto tornano a essere oggetto di confisca: il bene più facilmente aggredibile dal Fisco è sicuramente il conto corrente.
Oggigiorno tutti ne hanno uno e tutto passa dal nostro conto in banca: i bonifici in entrata, l’addebito delle bollette e della carta di credito. Soprattutto, sul conto transitano ogni mese gli stipendi e le pensioni, che rappresentato un bersaglio privilegiato. Anche qui, per fortuna, ci sono dei limiti a tutela delle persone più in difficoltà.

Quali sono i limiti massimi
Nel caso in cui sul conto corrente siano presenti delle somme depositate prima della notifica del pignoramento, queste potranno essere sequestrate, ma soltanto per quella parte che eccede la soglia di impignorabilità.
Si tratta di una cifra che è fissata in 3 volte la misura dell’assegno sociale, che per il 2020 è pari a € 459,83 al mese. Quindi, moltiplicando quest’ultima cifra per 3, si arriva a € 1.379,83 al mese.
Invece, per quanto riguarda pensioni e stipendi accreditati sul conto corrente dopo la data del pignoramento, si applica il limite del quinto. Ciò vuol dire che, se il conto è stato pignorato, stipendi e pensioni accreditate possono essere trattenute solo entro il limite del 20%. Il restante 80% deve essere lasciato disponibile per il sostentamento della persona.

Conti cointestati tra marito e moglie: cosa succede?
Un caso a sé, ma molto frequente, è quello dei conti correnti cointestati tra coniugi.
In questo caso se il debito è personale non si estende all’altro correntista. Quindi può essere pignorato solamente il 50% delle somme depositate.
Le eccedenze possono essere utilizzate da entrambi i cointestatari. Infatti, nel caso di conto cointestato, il pignoramento non può superare mai la metà del deposito, se il debito è di uno solo dei depositanti.
Se, ad esempio, il marito ha un’automobile di cui non paga da molti anni il bollo e il conto è cointestato, non si potrà mai pignorare oltre la metà di quanto depositato, anche se per assurdo la somma non dovesse coprire l’entità del debito.
 
Esempio
  • Debito “per bolli auto”: € 4.400,00.
  • Totale sul conto: € 3.000,00.
  • Si può pignorare per € 1.500,00 non oltre.

Questo può accadere anche nel caso in cui uno dei due coniugi spendesse il denaro in contanti a disposizione per giocare alle slot machine o per altri usi.

Come avviene il pignoramento
L’Agenzia delle Entrate o l’ente di riscossione si avvale dell’Anagrafe Tributaria per conoscere la situazione patrimoniale ed economica del cittadino, in modo da recuperare nel più breve tempo possibile quanto dovuto.

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