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Cibo e cambiamento climatico, dall’ambiente al piatto

Quando sentiamo parlare di cambiamenti climatici tendiamo a sottovalutare lo stretto legame che essi hanno con la sicurezza alimentare. La temperatura del nostro pianeta negli ultimi 150 anni è aumentata in media dai 0,65 ai 1,06 °C con conseguenze che ormai tutti abbiamo iniziato a toccare con mano e che sono ad esempio gli eventi climatici estremi, le trasformazioni dei cicli vitali delle specie vegetali e animali, il riscaldamento e acidificazione di mari ed oceani, il discioglimento dei ghiacci. Questi eventi, che non sono isolati, caratterizzano tutti i Paesi del mondo compromettendo seriamente anche la produzione alimentare.


L’agricoltura
L’agricoltura, che sia sostenibile o meno, ha un’influenza diretta sull’ambiente attraverso la qualità dell’aria e dell’acqua, il consumo di energia, le risorse naturali, i rifiuti, e l’utilizzo del terreno. L’agricoltura da sola è responsabile del 30% delle emissioni di anidride carbonica a livello mondiale. In particolare, l’agroindustria, le mono coltivazioni e l’allevamento intensivo sono caratterizzati da un elevato consumo di energia, acqua, pesticidi e fertilizzanti e sono inquinanti per l’ambiente.
 
Le pratiche agricole intensive inoltre necessitano di un gran quantitativo d’acqua: il 70% circa dell’acqua disponibile a livello mondiale viene attualmente utilizzata in ambito agricolo.

Al tempo stesso però l’agricoltura subisce gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, che si traducono in riduzione di produttività, perdita di nutrienti e implicazioni negative per la sicurezza alimentare in un mondo la cui popolazione è in continuo aumento e i cui consumi tendono ad “occidentalizzarsi” privilegiando il consumo di carne ed alimenti dall’impatto ambientale molto elevato. La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) ha più volte evidenziato la necessità di attivare delle politiche che aiutino i contadini, soprattutto quelli di piccole dimensioni, ad adottare delle pratiche agricole che siano rispettose dell’ambiente che possano generare crescita economica per le popolazioni rurali e assicurare la sicurezza alimentare.

Criticità
L’agricoltura è tuttora la principale fonte di sostentamento di moltissime popolazioni: quella familiare a livello mondiale produce l’80% del cibo, viene praticata prevalentemente in zone del mondo sottosviluppate o in via di sviluppo ed è anche quella più gravemente colpita dall’entità e dalla gravità degli eventi climatici estremi causati in larga parte dal surriscaldarsi del pianeta. Questo genera delle disuguaglianze che non possono essere ignorate ed hanno come conseguenza diretta uno dei fenomeni che interessa maggiormente il nostro tempo: quello delle migrazioni. L’IPCC e la FAO stimano che nei prossimi anni i fenomeni migratori saranno una conseguenza diretta della mancanza di cibo e di acqua a seguito dell’inasprirsi delle condizioni climatiche generali. La fame nel mondo, infatti, che è stata in diminuzione per anni, nel 2017 per la prima volta è tornata a crescere. Oggi, 821 milioni di persone circa soffrono ancora di fame.
 
Le stime dei rischi legati al clima evidenziano un aumento della povertà e dell’insicurezza alimentare che colpirà centinaia di milioni di persone.

La biodiversità
Tuttavia, non sono solo le zone notoriamente critiche, dove già oggi la sicurezza alimentare non viene garantita, ad essere colpite ma anche l’area mediterranea. Alcune varietà locali che vengono coltivate con specifiche condizioni climatiche e sono connesse a delle economie avanzate sono oggi a rischio, come la coltivazione dell’uva e la produzione di vino o di olio. Le specie vegetali spontanee e coltivate che possono vivere, crescere e riprodursi in una determinata regione dipendono in gran parte dalle condizioni climatiche.
A determinare la distribuzione geografica e la varietà di molte specie animali e vegetali, oltre ai limiti geografici sono sempre stati fattori climatici come la piovosità, la temperatura, la luce. Per questo ad esempio la vite, gli agrumi e l’olivo non vanno oltre una certa latitudine o quota. In particolare, questi elementi hanno una notevole influenza sulla qualità tecnologica ed organolettica dell’uva che poi si riflette sulle peculiarità dei vini. Molte località vinicole sono situate in zone climatiche limitate, si pensi alla Franciacorta, che conferiscono ai vini proprietà peculiari, tanto che minime variazioni di temperatura o di piovosità possono alterare il risultato produttivo. Alcune regioni con clima molto caldi ed aridi come Pantelleria o il Salento potrebbero andare al di fuori dell’area di coltivazione della vite con conseguenze dirette sull’economia di un territorio e sulle tradizioni antichissime che lo caratterizzano.
Secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC la variabilità del clima spiega per oltre il 60% dei casi le variazioni della produttività di mais, riso, grano e soia che sono stimate a calare nei prossimi anni in un range che va dal -3% al -16%, -15% per la produzione di riso nel Sud Est asiatico.

Stile di vita
Un altro tema strettamente interconnesso è la sostenibilità del nostro stile di vita e di alimentazione. È largamente risaputo che un eccessivo consumo di carne ha delle ripercussioni molto negative nell’ambiente ma anche nella salute umana.
 
Con un maggior consumo di verdure, legumi e cereali riusciremmo ad avere un minore impatto di emissioni con più cibo per più persone.

Il World Economic Forum ha stimato che una dieta bilanciata con proteine alternative può ridurre del 5% le morti e le emissioni del 25%.
Anche riducendo gli sprechi lungo la catena alimentare avremmo una riduzione delle emissioni. Attualmente infatti un terzo del cibo prodotto viene sprecato.

In conclusione
È quindi fondamentale rivedere i nostri attuali sistemi alimentari e di consumo favorendo la formazione di un modello nuovo e più sostenibile.
Ad esempio utilizzare sistemi che evitino di sfruttare il suolo e privilegiare culture che richiedono meno acqua.
Coltivare specie autoctone e resilienti che necessitano meno di interventi ulteriori da parte dell’uomo nella coltivazione (con un conseguente minor uso di pesticidi, fertilizzanti, acque irrigue, ecc.).
Consumare cibo locale e stagionale privilegiando la frutta e verdura e i legumi, tutti piccoli accorgimenti che oltre a far bene all’ambiente fanno bene alla salute.

Riguardo l'autore

Maria Giovanna Righetto

Maria Giovanna Righetto

Area: Salute e benessere