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Long COVID

L’esercizio fisico può essere una via di uscita?



Cosa è il long COVID? 
Il long COVID, anche noto in letteratura scientifica come “Postacute sequelae of COVID-19 syndrome” rappresenta una delle più frequenti complicazioni dell’infezione acuta da SARS-CoV-2. Questa sindrome è caratterizzata da una serie di sintomi persistenti e, spesso anche molto debilitanti, che colpisce una sostanziale fetta di pazienti che avevano sviluppato in passato il COVID 19. Data l’esponenziale diffusione di questa sindrome, nell’ottobre del 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha emanato una definizione univoca di long COVID, descrivendolo come una condizione in cui i sintomi caratteristici:
  • si manifestano almeno dopo 3 mesi dall’inizio dell’infezione acuta; 
  • persistono per un periodo superiore a 2 mesi; 
  • non possono essere spiegati da altre possibili diagnosi alternative. 

Epidemiologia
Il long COVID, purtroppo, interessa decine di milioni di individui in tutto il mondo, con un tasso di prevalenza che coinvolge dal 32% all’87% dei pazienti colpiti dall’infezione acuta da SARS-CoV-2, in maniera indipendente dalla gravità dei sintomi con cui si era manifestata la malattia. Si tratta quindi di una condizione che riguarda sia pazienti che erano stati ospedalizzati e anche pazienti asintomatici. Di conseguenza, anche (e soprattutto) coloro che avevano sperimentato solo sintomi leggeri o addirittura non avevano riportato alcuna sintomatologia durante l’infezione acuta, hanno sviluppato nei mesi successivi questa fastidiosa sindrome. 
 
Data l’elevata numerosità delle persone colpite, il long COVID ha suscitato una forte preoccupazione prima di tutto dal punto di vista della salute pubblica, ma anche per il suo drammatico impatto a livello economico e sociale.

Le cause del long COVID
Ad oggi, le evidenze scientifiche riguardanti i meccanismi che stanno alla base dello sviluppo del long COVID e quindi anche del suo quadro sintomatologico sono ancora molto limitate e ambigue. Nonostante ciò, la maggior parte degli studi condotti fino ad ora concordano sul fatto che, all’origine di questa sindrome, ci sia un persistente stato di infiammazione, determinato da una sregolata reazione del sistema immunitario sia all’infezione acuta da SARS-CoV-2 sia come meccanismo di reazione e di difesa alla presenza di tracce di questo virus occulto nelle cellule di questi pazienti, anche a mesi di distanza dall’infezione. Questa costante condizione infiammatoria determina purtroppo alterazioni deleterie e danni tissutali in molti degli organi e degli apparati di questi pazienti, come la manifestazione di nuove allergie, l’attivazione incontrollata dei meccanismi di coagulazione e fibrosi che può a sua volta provocare danni tissutali indotti da trombosi (come ictus e embolie polmonari), così come importanti disturbi metabolici. 

I principali sintomi del long COVID: la Fatica Cronica
I sintomi associati alla sindrome da long COVID sono estremamente eterogenei e multi-sistemici poiché provocano alterazioni in diversi organi e apparati del corpo, tra cui il sistema nervoso, cardiovascolare, gastrointestinale, respiratorio, immunitario, muscolare, endocrino e renale, oltre che disordini di carattere cognitivo e di salute mentale (vedi immagine nella pagina successiva). 
Nonostante l’evidente eterogeneità di questa condizione, i sintomi più frequenti e soprattutto quelli che più vanno ad interferire negativamente nella vita di tutti i giorni sono:
  • una forte sensazione di debolezza muscolare e di dolore articolare;
  • una spiccata intolleranza all’esercizio fisico: dagli studi condotti in letteratura (Colosio et al., 2023; Velez-Santamaria et al., 2023) emerge una riduzione del 36% della distanza coperta durante un test di cammino di 6 minuti e un grave decremento del massimo consumo di ossigeno (VO2max), ossia un importante indicatore dello stato di fitness dei soggetti, durante un esercizio massimale al cicloergometro;
  • fatica cronica.

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L’esercizio fisico come possibile strategia terapeutica?
Data la mancanza di uno specifico ed efficace trattamento di questa sindrome, spesso la gestione dei sintomi e della riabilitazione è affidata completamente al paziente stesso. 
 
Recentemente, però, la comunità scientifica ha emanato alcune linee guida specifiche per la gestione del long COVID, che si basano su un tipo di riabilitazione “integrata” e “multidisciplinare”, il cui pilastro principale si basa sull’adesione ad un programma di esercizio fisico adattato e mirato per questi pazienti, che tenga conto anche delle variazioni giornaliere del loro stato sintomatologico e di benessere.

Come riportato da una recente revisione sistematica e metanalisi pubblicata sull’American College of Sport Medicine (“Effect of Physical Exercise-Based Rehabilitation on Long COVID: A Systematic Review and Meta-analysis” di Zheng et al., 2023) l’esercizio fisico agisce infatti come una vera e propria “polipillola”, stimolando degli effetti terapeutici positivi nei diversi organi e tessuti di questi pazienti, oltre a rappresentare uno strumento di facile accessibilità e con un alto rapporto costo-beneficio. I limitati studi condotti a questo proposito hanno infatti dimostrato che una riabilitazione basata su un adeguato e adattato programma di esercizio fisico, che coinvolga attività di tipo aerobico, esercizi di rinforzo muscolare e stretching, si rivela una strategia estremamente efficace e sicura per alleviare i sintomi del long COVID. In particolare, questo programma di attività fisica che stimola il corpo a 360° è particolarmente efficace:
  • nel ridurre la sensazione di dispnea (ossia di difficoltà a respirare e della sensazione di “fiato corto”);
  • nell’alleviare la sensazione di fatica;
  • nel migliorare il tono dell’umore riducendo l’incidenza di depressione; 
  • nell’aumentare la tolleranza all’esercizio, con conseguente miglioramento della qualità della vita di questi pazienti. 
Come riportato da questi studi, per fare in modo che l’attività fisica apporti benefici e soprattutto al fine di scongiurarne effetti avversi, è opportuno che prima di intraprendere un programma di allenamento, i pazienti si sottopongano ad una scrupolosa valutazione del loro stato di salute da parte del personale medico. Questa valutazione ha anche lo scopo di ricevere maggiori indicazioni su come rendere più efficace e mirato il programma di allenamento per quel soggetto. Inoltre, è importante, che questo programma di attività fisica adattata sia supervisionato da personale specializzato, soprattutto nelle prime fasi, ed individualizzato sulle necessità del soggetto stesso, anche al fine di scongiurare un peggioramento del quadro sintomatologico. 
Capiamo dunque come, per interrompere questo circolo vizioso e per riprendere in mano il proprio benessere psico fisico, sia necessaria una forte motivazione da parte del paziente stesso nel rimettersi in gioco e nel credere che la sua condizione possa migliorare. Si tratta di un percorso lungo e che richiede costanza e motivazione, ma sicuramente le piccole conquiste raccolte lungo il percorso saranno in grado di compensare questi sforzi. L’obiettivo è trasformare questo circolo vizioso in un circolo virtuoso. 

“Chi si ferma è perduto!”

Riguardo l'autore

Elisa Pastorio

Elisa Pastorio

Area: Dottore in scienze motorie, allenatrice e preparatrice atletica