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La casa durante il lockdown



Secondo le ricerche la casa come tana, come luogo dove stare in emergenza è stato vissuto bene. La differenza vera l’ha fatta la possibilità di avere uno spazio esterno, e non solo i balconi. Il balcone non fa vero esterno, è un affaccio verso l’esterno ma non è “stare” all’esterno. Mentre il requisito era poter pranzare o cenare all’esterno, cioè avere un terrazzo. Chi ha abitazioni indipendenti con un giardino si è creato una specie di microcosmo ideale, compensando abbastanza bene la limitazione di non poter uscire. Come sono cambiate le priorità nei confronti della casa? La richiesta crescente è flessibilità e multifunzionalità delle stanze. Essere tutti i componenti della famiglia in una stessa situazione domestica ha portato a spingere idealmente o progettualmente l’idea che uno spazio serva a più cose. C’è da tenere presente che c’era una specie di sospensione psicologica del tutto gravata anche dal timore della prospettiva economica, abbastanza di freno per arrivare a riprogettare realmente il proprio spazio. La famiglia è tornata un po’ di più intorno a un unico televisore, il ritorno a una centralità in soggiorno per sentire musica, ma soprattutto guardare film e serie televisive e forse è nato il desiderio di migliorare ancora questa zona audio-video.
Gli acquisti online per la casa sono stati pochi, se non appunto lampade a led. Le ricerche dicono che c’è stato in generale un balzo dell’e-commerce. Quello che è cresciuto in Italia negli ultimi 10 anni, non solo in quest’ultimo particolare periodo, è il “fai da te”.

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