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Gli alberi della tradizione

Ciascuno di noi ha un albero del cuore. Spesso si tratta di una specie autoctona, tipica del luogo dove si è nati o cresciuti, in grado di accompagnarci e proteggerci nei mutevoli avvenimenti della vita.


Ci sono stati interi periodi storici, a partire dall’epoca Romantica, che hanno nutrito e sviluppato un profondo gusto dell’esotico. L’esotismo, nel senso più proprio del termine, stava a indicare la volontà, il gusto, il piacere di entrare in contatto con Paesi stranieri, meglio se lontani, tipicamente dell’Estremo Oriente. Il mondo vegetale non ha certo fatto eccezione. Tanto è vero che molto numerose sono state le specie, scoperte nei lontani Paesi asiatici, che sono poi state introdotte nel Vecchio Continente tra lo stupore e l’interesse di vivaisti, paesaggisti e semplici appassionati.
Era un’epoca dove grande era la contaminazione e la voglia di alterità anche in ambiente artistico, si pensi alle celebri “giapponeserie” di Vincent Van Gogh nelle quali, tra l’altro, emergono importanti elementi vegetali a completare la composizione del quadro. Alla fine dell’Ottocento il Giappone era ancora una Nazione molto chiusa nei confronti degli Stati esteri, poco si sapeva di ciò che accadeva all’interno, poco traspariva di ciò che era la vita al di fuori del Sol Levante. C’era grande fermento, grande voglia di scoperta, anche botanica: le specie alloctone – ossia originarie di posti lontani – erano in voga come non mai! E se ci pensiamo sono tante le piante che portano il nome specifico japonica (ma anche sinensis, ossia della Cina), tuttora in uso nei nostri giardini.

La riscoperta del locale
In un periodo, come quello attuale, nel quale la globalizzazione ha mostrato i suoi lati poliedrici e non sempre positivi, è normale che l’attenzione venga rivolta agli elementi che ci legano al nostro sistema consolidato di valori. Quasi come se gli alberi ci proteggessero, stendessero su di noi le loro braccia benevole.
Ecco perché in molti regolamenti del verde comunali e in molte linee guida è consigliata la messa a dimora di piante autoctone, quasi si volesse preservare a tutti i costi un ecosistema che, tuttavia, deve fare rapidamente i conti con le conseguenze del cambiamento climatico in atto. Cambiamento che amplia l’areale di azione di insetti e patogeni, modifica le temperature e i regimi pluviometrici locali, mette a dura prova le strategie di adattamento delle piante autoctone. Nonostante ciò, se il sito di messa a dimora è ben progettato e curato e se le piante possono svilupparsi in modo corretto, anche le specie autoctone possono rivelarsi la scelta vincente per un giardino di successo.
Fondamentale sarà soddisfare le esigenze di base della specie preferita in modo che possa radicare rapidamente e non debba soffrire di ristagni o, al contrario, di stress idrici. Le prime fasi dopo la messa a dimora sono infatti di straordinaria importanza ai fini della buona riuscita della piantagione e le cure devono essere prestate con attenzione. Dopo i primi 4 o 5 anni dalla messa a dimora, invece, occorrerà resistere alla tentazione di potare – pratica necessaria solo per correggere architetture vegetali di scarsa qualità – concentrandosi invece sulla salute dell’apparato radicale. Questa può essere salvaguardata tramite la stesa di sostanza organica o di una lettiera di foglie ai piedi degli alberi.
Molte specie alloctone presentano un maggiore vigore di quelle nostrane ma, prima della loro introduzione nei nostri ambienti, occorre ponderare le ricadute sull’ecosistema locale in modo da non compromettere i delicati equilibri che lo governano.
Ma quali sono gli alberi della tradizione nel nostro Paese?

Pioppo
Non si potrebbero immaginare le campagne della Pianura Padana senza i loro caratteristici filari di Populus nigra ‘Italica’. Non deve stupire se il pioppo italico è conosciuto all’estero come “Lombardy poplar” proprio per onorare la Regione ove è maggiormente diffuso. Si tratta di una specie ad accrescimento molto rapido a patto di disporre di terreni argillosi con una buona dotazione di acqua e di sostanza organica.
Per via dell’architettura vegetale slanciata con rami inseriti in modo assurgente (ossia “appressati” lungo il fusto), il pioppo italico ha una grande valenza paesaggistica ed è utilizzato anche come frangivento. Purtroppo, non è una specie molto longeva. Sovente subisce attacchi di patogeni fungini agenti di carie delle radici che ne minano la stabilità e che richiedono la sostituzione dei soggetti.

Gelso
Il gelso bianco condivideva in parte l’areale di coltivazione con il pioppo italico e, al suo pari, è una pianta che richiede buona disponibilità idrica nel terreno. Era quindi tradizione, sino ad alcuni decenni or sono, piantare i gelsi lungo i fossi dell’azienda, potandoli ripetutamente e con grande frequenza al fine di costringerli all’emissione di numerosi riscoppi vegetativi che erano poi utilizzati per l’alimentazione del baco da seta. Il settore della bachicoltura è oramai in abbandono da tempo ma ancora possiamo osservare vestigia di antichi filari di gelso stagliarsi nei campi oppure ombreggiare le corti delle grandi cascine. Non è infrequente incontrare il gelso nemmeno nelle colline dell’Italia centrale e meridionale.
Molto curioso notare però che un albero principe del paesaggio italiano, da molti considerato emblema di tradizione contadina, è in realtà un albero di origine orientale. Furono i monaci italiani di ritorno da viaggi di evangelizzazione in Asia a portarlo in Europa insieme ad alcuni bachi da seta.
Da lì partì l’italianizzazione della bachicoltura e… del gelso.
In tempi più recenti, a livello paesaggistico e giardinistico, il gelso ha perso un po’ di attrattiva, soprattutto a causa del fatto che i frutti tendono a sporcare il terreno, le pavimentazioni e le auto parcheggiate. La ricerca vivaistica ha cercato di sopperire a questo “difetto” della specie, introducendo la varietà fruitless, priva del frutto incriminato e appiccicoso.

Pino domestico
Il celeberrimo Pinus pinea, talvolta erroneamente definito pino marittimo, è un elemento altamente caratterizzante le fasce costiere italiane e mediterranee. È una specie dall’architettura molto peculiare, spesso slanciata con un lunghissimo fusto e branche possenti che si aprono a ombrello. Una sorta di verdissima prateria che, per uno scherzo della natura e della selezione darwiniana, si eleva a 20 o 25 metri di altezza. Che valenza avrebbero le città di mare della costiera adriatica e tirrenica senza queste strepitose emergenze verticali nel paesaggio? Cosa sarebbero le passeggiate pomeridiane in riva al mare senza il profumo dei pini?
Si tratta tuttavia di alberi fragili. Non di natura, anzi! La natura li ha progettati bene, dotati di un robustissimo fittone. Purtroppo, molto spesso i lavori edili e di scavo che si eseguono in città non rispettano l’integrità dell’apparato radicale di questi preziosissimi alberi che, complici i venti forti degli ultimi anni, schiantano con grande clamore mediatico, quasi fosse colpa loro!

L’abete dei Nebrodi
Pochissimi conosceranno l’abete dei Nebrodi, denominato altresì abete delle Madonie. Nonostante questo, Abies nedbrodensis è stato eletto come albero più rappresentativo della flora siciliana nel corso di una recente iniziativa della Società botanica italiana durante la quale sono state elette le piante simbolo delle venti Regioni italiane. Questo particolare abete, un tempo considerato sottospecie dell’abete bianco, presenta un’architettura conico-piramidale, non particolarmente slanciata, con colore delle foglie verde intenso. Nel suo areale di distribuzione, molto limitato, ha subito la competizione di alberi più “forti” quali il faggio, ma anche dell’uomo. Ne è sopravvissuta nei decenni solo una piccola comunità, ora protetta in quanto a rischio estinzione. Per questo motivo, allo scopo di preservarne la continuità, la specie è ampiamente coltivata nei giardini botanici del sud Italia. Piccole perle, spesso dimenticate e con pochi mezzi a disposizione, che tuttavia consentono di conservare specie vegetali di assoluto pregio.

Riguardo l'autore

Luca Masotto

Luca Masotto

Area: Orto e giardino