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Case in legno per contrastare il cambiamento climatico

Uno studio tedesco conferma che il legno è il materiale più green per realizzare edifici. Ma bisogna fare attenzione alla provenienza.


Del legno utilizzabile come materiale da costruire si fa un gran parlare negli ultimi anni. D’altra parte, la necessità di ridurre l’impatto ambientale in un settore come quello dell’edilizia è diventata sempre più urgente e il legno ha già dimostrato di avere enormi potenzialità in termini di sostenibilità e di risparmio energetico.

Perché il legno è un materiale ecosostenibile
Le ragioni, ormai ben note, sono diverse e hanno a che vedere con alcune proprietà intrinseche del materiale e anche, e soprattutto, con le logistiche di cantiere.
La fase di costruzione delle case prefabbricate implica infatti l’impiego di una bassa quantità di energia sia per le operazioni di trasporto e montaggio del cantiere, sia per la produzione degli elementi costruttivi dell’edificio. A differenza di cemento e acciaio, il legno è poi totalmente riciclabile e quindi non crea rifiuti difficili da smaltire ed è infine un materiale in grado di catturare ingenti quantità di CO2 intrappolandola al suo interno, senza pericolo di rilascio in ambiente.

La questione spinosa della provenienza del legname
Resta però una problematica aperta: la provenienza della materia prima. Se decidessimo di utilizzare d’ora in poi il legno al posto di cemento ed acciaio siamo certi di contribuire realmente al benessere del pianeta o rischieremmo soltanto di abbattere alberi, sottrarre suolo utile all’agricoltura e incidere negativamente sulla biodiversità?
Una risposta, lo diciamo subito incoraggiante, arriva dai ricercatori del Posdam Institute for Climate Impact Research (PIK) che, in uno studio pubblicato di recente su Nature Communications, hanno analizzato per la prima volta l’impatto sull’uso del suolo considerando una potenziale direzione verso la realizzazione su larga scala di edifici in legno.

Dai grattacieli in legno un risparmio di 100 Gt di CO2 al 2100
Ma iniziamo da un preambolo necessario. Sebbene alcuni studi smentiscano un trend di crescita della popolazione a livello mondiale entro la fine del secolo, è bene considerare anche lo scenario tracciato dall’ONU secondo cui invece nel 2100 si supererà la quota di 10 miliardi di persone. Davanti a questi numeri, secondo i ricercatori, le costruzioni in legno (e non parliamo di unifamiliari ma di edifici che contemplino dai 4 ai 12 piani) possono consentire una riduzione di CO2, rispetto all’uso di acciaio e cemento, di 100 Gt entro il 2100.
La produzione di legno ingegnerizzato rilascia molta meno CO2 rispetto alla produzione di acciaio e cemento”, afferma Abhijeet Mishra autore dello studio. “Il legno ingegnerizzato immagazzina anche carbonio, rendendo le città del legno un unico pozzo di carbonio a lungo termine: entro il 2100, ciò permetterebbe di risparmiare oltre 100 Gt di emissioni di CO2 aggiuntive, equivalente al 10% del bilancio di carbonio rimanente per l’obiettivo di 2°C”.
Piantagioni forestali compatte
Gli studiosi, per verificare la propria tesi, hanno utilizzato il software open source MagPIE con l’obiettivo di mappare l’allocazione dell’uso del suolo. In questo modo hanno analizzato differenti scenari: il primo convenzionale, che vede prevalere l’utilizzo di cemento e acciaio ai fini costruttivi; gli altri che considerano invece un aumento della domanda di legname per lo stesso scopo.
Dai risultati ottenuti emerge che l’uso intensivo di legname, posto che sia accuratamente progettato, si dimostrerebbe sicuramente la scelta migliore in termini ambientali. è chiaro che, per non impattare sull’uso del suolo a destinazione agricola, il legno necessario (circa 140 mln di ettari aggiuntivi) dovrebbe provenire da piantagioni forestali compatte che occupano ridotta superficie, oltre che da una normale manutenzione dei boschi naturali.

Vanno escluse le foreste e le aree protette
Come rimarca Mishra: “Il nostro studio evidenzia che gli edifici in legno potrebbero svolgere un ruolo vitale nella mitigazione dei cambiamenti climatici a causa del loro potenziale di stoccaggio del carbonio a lungo termine. Sono però necessarie una forte governance e un’attenta pianificazione per limitare gli impatti negativi sulla biodiversità che possano garantire una transizione sostenibile verso le città in legno”.
In quest’ottica va da sé che devono essere escluse dalla conversione in piantagioni per l’edilizia, tutte le foreste e le aree protette, fondamentali per la biodiversità a livello mondiale. In questo modo, il quantitativo di CO2 stoccata all’interno del legno, ovvero quella assorbita dagli alberi durante la loro vita, andrebbe ad impattare in maniera decisamente positiva sul bilancio finale.

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Riguardo l'autore

Erika Seghetti

Erika Seghetti

Area: Case e immobili, Ambiente e turismo responsabile