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Una, cento, mille. Come moltiplicare le nostre piante preferite

La propagazione delle piante è spesso avvolta da un'atmosfera misteriosa, quasi magica. Alcuni consigli per superare le paure e iniziare a creare il proprio personalissimo vivaio.


Le piante dispongono di numerose modalità di moltiplicazione. Talea, divisione, margotta e propagazione per seme sono alcune delle possibilità che la natura ci offre per aumentare considerevolmente il numero di piante del nostro giardino.

Cloni o “figli”?
Una prima fondamentale distinzione da osservare riguarda la genetica retrostante la moltiplicazione. In funzione della tecnica utilizzata potremmo infatti ottenere cloni – ossia individui geneticamente identici al genitore – oppure, per così dire, figli naturali, aventi caratteristiche anche molto diverse rispetto ai genitori. Dal punto di vista tecnico, nel regno vegetale, quindi, si distinguono la riproduzione agamica (senza fecondazione) da quella gamica che prevede la fecondazione dell’ovario tramite il granulo pollinico.

Moltiplicazione gamica
La moltiplicazione gamica (per seme) è una tecnica di difficile manipolazione tanto che è riservata agli esperti ibridatori che possono sfruttarla per ottenere nuove varietà da mettere in commercio. Questo, ovviamente, se dagli incroci desideriamo ottenere risultati ben precisi. Se invece ci limitiamo a raccogliere i semi prodotti dalle nostre piante per seminarli l’anno successivo, questi problemi non si pongono, ma dobbiamo essere consapevoli che la discendenza potrebbe non essere del tutto simile ai genitori. D’altra parte anche tra noi umani non esistono figli esattamente uguali a uno dei genitori: può certo accadere che il figlio assomigli molto al padre (o la figlia alla madre), ma una corrispondenza perfetta non può esserci.
Per lo stesso motivo, può accadere che anemoni ibridi a fiore rosa diano discendenze caratterizzate da fiore, per esempio, bianco.
Il vantaggio della moltiplicazione per seme consiste prevalentemente nel fatto che, dal punto di vista genetico, le piante a dimora in giardino saranno molto più variegate e, quindi, più resistenti nei confronti di eventuali malattie.

Moltiplicazione agamica
La moltiplicazione agamica, invece, permette l’ottenimento di piante geneticamente identiche alla pianta dalla quale derivano. Questo è un indubbio vantaggio se in giardino desideriamo ottenere una buona omogeneità, per esempio per realizzare una siepe con piante aventi il medesimo colore di fiori e foglie. Il rovescio della medaglia, invece, è che, purtroppo, in caso di malattie, l’epilogo può essere davvero tragico.
Ne sanno qualcosa i possessori di siepi di conifere (per esempio Cupressocyparis leylandii), falcidiati da agenti di cancro in molte Regioni italiane. Si tratta certamente di casi limite (sui quali è comunque possibile intervenire con una buona tecnica agronomica e fitosanitaria) ma che devono essere tenuti a mente per evitare grossolani errori di valutazione.

Le talee
La talea è un modo molto efficace per propagare le nostre piante preferite. Certo non tutte le specie sono adatte ma un tentativo possiamo farlo anche perché il costo e l’impegno sono davvero contenuti.
In primo luogo, dobbiamo procurarci un buon substrato di coltura. In commercio si trovano miscele già pronte per l’attecchimento di talee, ma possiamo anche autoprodurle mescolando in parti uguali corteccia tritata finemente e torba (o fibra di cocco). Per migliorare l’aerazione del substrato è anche possibile inserire nel composto un po’ di perlite di media grandezza. Favorire lo sgrondo delle eventuali acque in eccesso è fondamentale per evitare la cosiddetta “gamba nera delle talee”, provocata da alcuni funghi e batteri, che può compromettere l’attecchimento.
Occorre poi prestare attenzione al tipo di talea che si preleva dalla pianta (erbacea, semilegnosa e legnosa) e ai tempi necessari per le operazioni. Questi ultimi devono essere molto contenuti: maggiore è il tempo in cui la talea rimane a contatto con l’aria, maggiore è la perdita di umidità e, quindi, minori le possibilità di attecchimento. Per quanto concerne la tipologia di talea è utile ricordare che varia da specie a specie e che quelle legnose (costituite da rami ormai lignificati) devono essere raccolte in inverno, mentre quelle semilegnose (ancora flessibili) vanno predisposte tra la seconda parte dell’estate e i primi giorni di autunno. In ogni caso, subito dopo aver reciso il ramo, la talea deve essere privata di buona parte dell’apparato fogliare (c’è chi taglia a metà le foglie, c’è chi le elimina quasi completamente). Il motivo è duplice: da un lato si impedisce al rametto di dondolare - il continuo movimento impedirebbe l’emissione di radici, dall’altro si evita una eccessiva perdita di umidità.

La propaggine
A qualcuno la produzione di talee potrebbe apparire complessa o, comunque, macchinosa. La buona notizia è che per alcune specie è possibile ricorrere a un metodo alternativo (nocciolo, albero della nebbia, molte rampicanti, ecc.). La propaggine sfrutta la naturale tendenza di alcune piante a emettere rami in prossimità del terreno. È sufficiente scegliere un ramo sano e guidarlo a terra, eliminare il fogliame per almeno 30 centimetri e praticare un’incisione a metà circa di questa porzione. Il ramo, con la parte ferita rivolta verso il basso, andrà ancorato al terreno per mezzo di fili metallici ripiegati a U e sotterrato di circa 7-8 cm. La porzione superiore del ramo (ossia quella che fuoriesce dal terreno) dovrà essere guidata verso l’alto in modo che la pianta che si svilupperà abbia un portamento eretto. Dopo alcuni mesi da questo trattamento si vedranno le prime radici e le propaggini potranno essere spostate delicatamente in vaso per completare la radicazione prima di essere trapiantate nel luogo di definitiva messa a dimora.

La margotta
La margotta è una tecnica di propagazione molto simile alla propaggine, utilizzata per di più per le piante di appartamento, sebbene si adatti anche a numerosi arbusti da esterno quali i comunissimi rododendri, Cornus, camelia, ortensia, Pieris, ecc.
La pratica prevede di scegliere un ramo di uno o due anni dal quale asportare gemme e foglie per un tratto di circa 30 cm (come per la propaggine), senza reciderlo. Al centro di questo segmento andrà effettuato un piccolo taglio sul quale, eventualmente, si possono distribuire ormoni rizogeni per stimolare l’emissione di radici. La ferita andrà quindi coperta con sfagno o frammenti di legno in modo da tenerla ben umida. Il tutto andrà rivestito con plastica di colore nero (l’assenza di luce favorisce la produzione di radici). Di tanto in tanto si dovrà avere l’accortezza di verificare il processo di emissione radicale e, dopo circa 12 mesi, si potrà tagliare la margotta appena sotto la ferita: è necessario trapiantarla immediatamente avendo cura di non lasciarla seccare.

La divisione delle erbacee
Un tempo le piante erbacee erano una presenza quasi obbligata in tutti quei giardini che volevano definirsi tali. Oggi appaiono invece soppiantate dalla volontà di disporre a tutti i costi di giardini a bassissima manutenzione, sebbene non manchino erbacee di successo.
Per moltiplicarle il procedimento più semplice è quello per divisione: è sufficiente estrarre dal terreno la pianta e separarla verticalmente in due o più parti tramite la semplice forza muscolare o con l’ausilio di una vanga. Ricordiamoci comunque che ogni “frammento” di pianta dovrà disporre di una proporzione equilibrata di radici e foglie.

Riguardo l'autore

Luca Masotto

Luca Masotto

Area: Orto e giardino