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Parco del Gran Paradiso: un’oasi a tutela degli animali



71.000 ettari di terreno che si sviluppano su 2 Regioni intorno al massiccio del Gran Paradiso, con i suoi 4.000 metri di altezza: il Parco nazionale del Gran Paradiso (Pngp) è un territorio vastissimo e scarsamente antropizzato, dove al primo posto c’è da sempre la tutela delle specie che vivono al suo interno. Era l’ex riserva di caccia del re Vittorio Emanuele II ed è stato costituito parco nel dicembre del 1922: quest’anno festeggia i 100 anni. In questa grande porzione d’Italia, a cavallo tra Valle d’Aosta e Piemonte, vivono più di 100 specie nidificanti, 7.800 camosci e 2.700 stambecchi che, dalla metà degli anni ‘50, vengono costantemente monitorati dal corpo di sorveglianza. Al momento della costituzione del parco lo stambecco era praticamente estinto, ne rimanevano solo poche centinaia di esemplari, mentre oggi tutto l’arco alpino è stato ripopolato a partire dagli esemplari presenti originariamente sul Gran Paradiso. La specie adesso è fuori pericolo, ma resta minacciata dai cambiamenti climatici. Questo animale trova infatti il suo habitat in ambienti di alta montagna e oggi, complice il fatto che le temperature si stanno alzando e gli inverni durano sempre meno, è costretto a salire di altitudine per trovare delle temperature consone, vedendo ridurre sempre più il suo spazio vitale. L’inverno rigido era inoltre uno strumento di selezione che faceva sopravvivere solo gli esemplari più forti; ora invece sopravvivono più animali determinando un indebolimento complessivo della specie.

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