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Biblioteche degli oggetti

Basta con gli acquisti inutili

In Italia e all'estero esistono luoghi dove si possono prendere in prestito attrezzi, strumenti e piccoli elettrodomestici di uso saltuario.


Il trapano è uno di quegli strumenti che quasi tutti hanno in casa, ma pochi hanno utilizzato più di paio di volte. Addirittura nel corso del suo intero ciclo di vita, viene impiegato in media circa un quarto d’ora. È un po’ l’emblema del consumismo, che spinge a comprare cose di cui non si ha effettivo bisogno.
In generale, quante volte ci è capitato di utilizzare certi attrezzi solo per qualche ora e poi abbandonarli in cantina per anni? Da qui l’idea delle Biblioteche degli oggetti, luoghi dove metterne in comune uno per prenderne in prestito molti. Si trova di tutto, dalle friggitrici alle tende da campeggio, dai proiettori alle saldatrici, dalle scale ai pennelli e poi attrezzature sportive e da campeggio, accessori da viaggio o per la casa e per il fai da te.

L’esempio di Bologna
A Bologna è nata Leila, che prende spunto da un progetto di condivisione analogo sviluppato a Berlino nel 2011 con il nome di Leila-Berlin e in Austria con il nome di Leila-Wien. In questo luogo si possono prendere in prestito oggetti, così da non doverli acquistare. Il meccanismo è semplice: i soci tesserati, al momento dell’iscrizione, mettono in prestito un oggetto, e in cambio possono usare tutti quelli disponibili quando ne hanno bisogno.
I vantaggi? Non si è più obbligati a comprare un oggetto di cui l’utilizzo è sporadico e saltuario; si ha la possibilità di provare un oggetto prima dell’acquisto; si contribuisce a inquinare meno. “In fondo abbiamo bisogno di utilizzare, non di possedere”, si legge sulla home page di Leila Bologna, “abbiamo creato delle biblioteche che ospitano oggetti, messi a disposizione di chi decide di partecipare al progetto. La condivisione fa sì che ogni oggetto venga utilizzato appieno allungandogli la vita, il che evita di dover acquistare un prodotto che per la maggior parte del tempo non si utilizzerà ed evita di generare inquinamento dovuto al successivo smaltimento di quel prodotto”.

L’esempio di Firenze
A Firenze è attiva l’Oggettoteca, grazie a un gruppo di genitori, familiari e amici, per promuovere l’autonomia personale di ragazze e ragazzi disabili. “Il nostro è un luogo dove si possono prendere in prestito oggetti, così da non doverli acquistare, venendo anche incontro alle persone in difficoltà economiche.
Fare parte di questo progetto - spiegano sul sito web di L’Oggettoteca - è molto semplice, basta una piccola quota associativa e la messa in condivisione di uno o più oggetti al momento del tesseramento. Questa iniziativa permette a chi ha bisogno di qualcosa per un breve periodo (ad esempio, chi ha appena partorito, chi deve fare un viaggio o chi si appresta a fare piccoli lavori di bricolage) di beneficiare dell’oggetto che gli serve senza doverlo acquistare per forza”. Il catalogo vanta molti oggetti, come pattini, aspirapolveri, pentole a pressione, carica batterie per auto, seggiolini per bambini, seghette, avvitatore e così via.

L’esempio di Palermo
Nella Kalsa, quartiere popolare di Palermo, si trova Zero, uno spazio di condivisione di attrezzi per incentivare l’uso condiviso di strumenti utili in occasioni domestiche poco frequenti, come lavori di manutenzione idraulica o elettrica, lavori di bricolage per legno e metallo o per la sistemazione del giardino.
“Una biblioteca degli strumenti in cui sia gli oggetti sia il sapere diventano patrimonio comune e si possono imparare tecniche di recupero e manutenzione, grazie a momenti di formazione sugli ambiti legati agli oggetti condivisi.
Questo progetto - spiegano da Zero - incentiva un nuovo modello economico circolare, in cui l’incontro e la condivisione sono al centro.
Un progetto anche di ecologia dello spazio, oggi spesso pesantemente occupato da oggetti che finiranno inesorabilmente in discarica”. Come funziona: ci si tessera pagando una quota d’iscrizione simbolica e da quel momento si possono prendere in prestito gli oggetti di cui si necessita, con un limite massimo di due pezzi in contemporanea. Sul sito online c’è un elenco con tutti gli attrezzi, suddivisi per categoria.

Paese che vai, Biblioteca degli oggetti che trovi
A Locarno, nella Svizzera italiana, di recente ha aperto i battenti l’Oggettoteca di Locarno, che custodisce e offre in prestito decine di attrezzi per gli usi più svariati. “In un momento storico in cui il tema ambientale sta diventando rilevante, è importante puntare su azioni sociali che aiutino a trovare delle soluzioni concrete contro l’inquinamento ambientale. Un luogo di condivisione concreta come una Biblioteca degli oggetti permette sia di fare un importante passo verso una maggiore sostenibilità ambientale sia di instaurare una nuova consapevolezza all’interno di una comunità sociale più coesa”.

A Londra è sempre più nota la Library of Things, in zona Crystal Palace, con scaffali e catalogo online degli oggetti che si mettono in prestito.
A gestirla dei volontari. “Perché lo facciamo? Il consumismo non funziona”, spiegano sul sito della Library londinese: “Soprattutto in città, abbiamo sempre meno spazio a disposizione e sempre più cose da stipare. E poi, se ogni abitante della Terra buttasse via la stessa quantità di cose come facciamo noi inglesi, l’umanità avrebbe bisogno di tre Pianeti e mezzo per cavarsela».

A Toronto c’è la Sharing Depot, nata nel 2012, che ha superato i 25 mila prestiti. C’è anche una kitchen library, dedicata alla condivisione di piccoli elettrodomestici per cucina, come planetarie, impastatrici professionali e articoli da cucina. A Erie, Pennsylvania, si prestano canne e cestini da pesca, mentre ad Anchorage, Alaska, prestano kit per esperimenti scientifici scolastici.

Le radici delle biblioteche degli oggetti
L’invenzione è legata agli anni ‘40 del secolo scorso, quando nelle zone più remote del Michigan si diffusero le “biblioteche dei giocattoli”, per far divertire i bambini durante i tempi della guerra e le “biblioteche degli attrezzi da lavoro”, per insegnare ai giovani a usarli dove scarseggiavano.

L’impatto ambientale degli oggetti
Tutti i prodotti hanno un impatto sull’ambiente, dovuto all’uso delle risorse naturali impiegate per produrlo, all’energia utilizzata e alle emissioni di anidride carbonica prodotta per realizzarlo e trasportarlo. Con l’aumentare dei livelli di cambiamento climatico e dell’inquinamento si è pensato a un modo per misurare quante risorse vengono impiegate per produrre un qualsiasi oggetto: è chiamato Lca, acronimo di Life cycle assessment (valutazione del ciclo di vita).
Il ciclo di vita viene suddiviso in diverse fasi: l’estrazione e l’impiego delle materie prime, il processo di produzione, l’utilizzo e il fine di vita. Ad esempio, le materie materie impiegate possono essere rinnovabili o meno, l’energia utilizzata per la fase produttiva può derivare da fonti fossili o no, quindi in base a vari parametri stabiliti, gli esperti del settore misurano gli impatti ambientali del prodotto sugli ecosistemi.

Gli oggetti usati hanno un impatto ambientale minore
Acquistare o riutilizzare oggetti usati in buono stato riduce l’impatto ambientale perché non bisogna realizzarne di nuovi, quindi si evitano la produzione di rifiuti, il consumo di materie prime, di energia e di emissioni di anidride carbonica.
Perché liberarsi di un oggetto e farlo diventare un rifiuto quando questo può essere riutilizzato, magari da altre persone? Tra l’altro più i prodotti hanno alta durabilità negli anni (non progettati per l’usa e getta) e possono essere riparati e più se utilizzati si ammortizza l’impatto ambientale legato a progettazione, produzione e trasporto.
L’Lca tiene conto anche della fase d’uso, cioè più dura, più sarà vantaggioso per l’ambiente. La stessa Commissione europea, infatti, nella strategia per la riduzione dei rifiuti, sostiene fortemente il riutilizzo degli oggetti o dei prodotti.

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Anna Simone

Anna Simone

Area: Salute e benessere