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Zone umide

Cosa sono e perchè è importante tutelarle

Ogni anno il 2 febbraio si celebra la Giornata mondiale delle zone umide. Questa data è stata scelta dopo la firma della Convenzione di Ramsar stipulata lo stesso giorno del 1971; fu il primo vero trattato intergovernativo avente come scopo la regolamentazione delle zone umide per mettere un freno alla loro distruzione e riconoscerne l'elevato valore ecologico. Sottoscritta finora da 170 Paesi, la Convenzione tutela le zone umide più importanti del mondo.


Cosa sono le zone umide?
Sono ambienti naturali caratterizzati dalla copresenza di terreno e acqua e ricchi di vegetazione acquatica, costituiti da ecosistemi con altissimo grado di biodiversità, con habitat di particolare importanza per gli uccelli acquatici.
 
La Convenzione di Ramsar le definisce come “le paludi e gli acquitrini, le torbiere, i bacini d’acqua naturali o artificiali, permanenti o transitori, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra o salata, comprese le distese di acqua marina, la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri”.

Si trovano in ogni continente tranne che in Antartide e si dividono in zone umide costiere e zone umide interne.

Perchè sono importanti?
Nonostante ricoprano solo il 6% della superficie terrestre, le zone umide rivestono una notevole importanza per diverse proprietà: idrogeologiche, chimico-fisiche, biologiche, scientifiche, produttive, educative e culturali.
Esse forniscono molti servizi ecosistemici fondamentali.
  1. Regolazione dei flussi idrici e controllo dell’erosione del suolo: durante le alluvioni le zone umide sono in grado di assorbire l’acqua piovana in eccesso limitandone i danni; inoltre le zone umide costiere tamponano gli effetti delle maree che si abbattono sulla terraferma a seguito di temporali o uragani.
  2. Depurazione acque: le zone umide sono in grado di filtrare gli inquinanti presenti in acqua, trattenendoli ad esempio nelle radici delle piante acquatiche e impedendone la dispersione in laghi, fiumi e mari.
  3. Mitigazione dei cambiamenti climatici: questi ecosistemi, in particolare le torbiere, sono chiamati anche pozzi di assorbimento del Carbonio poiché sono in grado di assorbirne milioni di tonnellate ogni anno. Contengono complessivamente 1/3 del Carbonio mondiale e quando vengono degradate lo rilasciano in atmosfera causando inquinamento.
  4. Supportano la vita: le zone umide sono infatti l’habitat del 40% delle specie animali e vegetali presenti sulla terra.
  5. Attività produttiva: si stima che siano fonte di sostentamento per oltre un miliardo di persone nel mondo; infatti le zone umide influiscono su attività antropiche come pesca, caccia, coltivazione del riso e turismo.
Quali sono i pericoli per questi ecosistemi?
Nell’ultimo secolo oltre la metà delle zone umide mondiali sono state distrutte da una cattiva gestione e dall’interferenza umana. Tra le principali minacce alla loro conservazione troviamo:
  1. perdita di habitat causata da attività antropiche; l’urbanizzazione comporta una diminuzione della funzione d’immagazzinamento d’acqua e protezione da alluvioni e inondazioni;
  2. drenaggio e riconversione per l’agricoltura;
  3. cambiamento nel regime idrogeologico causato dalla costruzione di dighe, argini e deviazioni di flusso;
  4. inquinamento da fonti industriali, agricole e urbane;
  5. introduzione di specie aliene invasive che entrano in competizione con le specie autoctone e ne mettono a repentaglio la conservazione.

Com’è la situazione in Italia?
In Italia la convenzione di Ramsar è stata recepita con D.P.R. 13.03.1976, n. 448 e s.m.i., ed ha identificato le più importanti zone umide sul territorio nazionale, ad oggi 66.
 
Negli ultimi 100 anni in Europa è scomparso oltre il 90% delle zone umide; nel nostro Paese in particolare la situazione è molto critica. 
Uno studio condotto nel 2023 da Federcaccia nazionale ha dimostrato che a livello mondiale l’Italia è uno dei Paesi in cui le zone umide sono state maggiormente distrutte.

Inoltre dati ISPRA recenti dimostrano una situazione allarmante dello stato di conservazione delle specie legate alle zone umide nazionali; molte specie tra invertebrati, pesci, anfibi, rettili, uccelli (in particolare l’avifauna migratoria) sono ormai classificate come a rischio estinzione.

Strategie di prevenzione, mitigazione e adattamento
Alcuni esempi di interventi concreti per il ripristino e la tutela delle zone umide.
  • Realizzazione di nuove aree protette aumentando le zone Ramsar.
  • Ripristino della connessione ecologica degli ambienti naturali.
  • Risoluzione di problemi idraulici e di interramento.
  • Riduzione dell’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi in agricoltura.
  • Interventi sulla presenza di specie aliene.
  • Miglioramento della sinergia tra norme nazionali e direttive comunitarie.
  • Sensibilizzazione delle popolazioni locali.
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Riguardo l'autore

Arianna Ceresoli

Arianna Ceresoli

Area: Salute e benessere - Ambiente