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L’insospettabile polline

La palinologia e le sue incredibili applicazioni

Resiste alle alte temperature, alla disidratazione, alle radiazioni ultraviolette, all'attacco da parte di enzimi e persino alle sostanze acide più corrosive, in pratica sembra indistruttibile. Si tratterà di qualche strano prodotto di laboratorio o di un super-minerale? In realtà ad essere quasi invincibile è una sostanza che si trova nel sottilissimo strato esterno di una sferetta che l'occhio umano nemmeno riesce a percepire: il polline.


Già dalla scuola primaria viene insegnato che questi granuli gialli si appiccicano ai corpi ricoperti di peli di api, bombi e altri insetti che, inconsapevolmente, li trasportano su altri fiori e permettono così che avvenga l’impollinazione; in effetti da quelle palline microscopiche (le più grandi raggiungono i 200 μm) uscirà un tubicino, il tubetto pollinico, che porterà i gameti maschili fino alla cellula uovo di un fiore. La riproduzione di tutte le piante a seme (Spermatofite), da quelle che producono frutti per uso alimentare o per gli altri animali a quelle che vengono piantate in parchi e giardini, dipende quindi dal polline che però, sorprendentemente, non esaurisce qui la propria utilità.

Indizi indistruttibili nel tempo
Grazie alla presenza nell’esina, cioè nel suo rivestimento esterno, della sporopollenina (una delle sostanze biologiche più resistenti al mondo), questi granuli possono sopravvivere a innumerevoli disavventure e fornire così informazioni preziose per molti e spesso davvero diversi campi di applicazione. Inoltre ogni specie vegetale ha il proprio polline: la combinazione tra la forma (sferica o più o meno ovale) e le sculture e i pori presenti sull’esina è unica perciò un occhio ben allenato riesce a risalire, da un singolo granulo, alla specie o almeno al genere. Gran parte del polline prodotto, soprattutto quello delle piante anemofile che si affidano al vento per il suo trasporto, cade a terra o, meglio ancora, in laghi e zone paludose come le torbiere, che funzionano da perfette trappole polliniche trattenendo i granuli; quando nuovi sedimenti nel tempo si accumuleranno nel bacino i granuli non verranno comunque distrutti ma rimarranno incastonati in profondità.
 
Con un carotaggio (uno scavo che preleva un cilindro di terreno) si possono raggiungere e catalogare, riuscendo così a ricostruire con relativa facilità quali piante crescevano in un determinato ambiente anche migliaia di anni prima e intuire, di conseguenza, il clima che era presente e il peso dell’azione antropica in quel luogo.

Come si potrebbe immaginare, ad esempio, che nel deserto del Sahara sono cresciute addirittura piante igrofile (amanti dell’acqua) senza la testimonianza del polline rimasto? Solo tra il 4000 e il 5000 a.C. il clima è diventato molto più secco, causando una riduzione della vegetazione e modellando l’ambiente che si conosce ora, soleggiato, arido e ricco di dune. Ma grazie alla palinologia il racconto della storia del deserto si è arricchito. Il polline ricopre un ruolo rilevante anche nei siti archeologici, fornendo sorprendentemente numerose e dettagliate informazioni sulle abitudini delle civiltà del passato oltre che sul loro rapporto con l’ambiente circostante. Nei luoghi di sepoltura ad esempio ritrovare sul petto, sulle braccia o attorno alla testa di un individuo un’abbondanza di granuli pollinici appartenenti a fiori profumati e particolarmente belli permette di capire che quella persona rivestiva un ruolo importante nella comunità o nel nucleo famigliare. Oppure, nello studio della civiltà Terramaricola (sviluppatasi in Pianura Padana nell’età del Bronzo) è stata ritrovata una vasca votiva in legno di quercia e studiando il polline che questa aveva catturato si è potuto comprendere che attorno alla vasca crescevano i salici misti al canneto mentre tutto intorno c’erano prati umidi, campi coltivati (abbondano i pollini di orzo e avena) e pochi residui di bosco dominato da querce e noccioli; inoltre si può apprendere che in acqua galleggiavano le ninfee (tuttora molto apprezzate in laghetti e stagni per la loro bellezza) e che le offerte votive consistevano soprattutto in fiori di rose.
 
Un campo totalmente diverso di applicazione della palinologia è quello delle frodi alimentari, in particolare legate al miele: se nell’etichetta viene indicato che un vasetto contiene miele di tiglio italiano i granuli pollinici bloccati nel denso alimento saranno soprattutto di tiglio e nei rimanenti non dovranno essere presenti quelli di piante che non crescono in Italia. Si ha così un doppio controllo, sull’origine e sulla tipologia.

Il polline detective
Nonostante l’archeopalinologia e la melissopalinologia siano già sorprendenti, esiste un ambito di ricerca applicativa ancora più strano e insospettabile: la palinologia forense. Un esempio concreto? In un caso avvenuto qualche anno fa un ladro era entrato in un appartamento dalla finestra; delle vicine telecamere avevano ripreso una persona sospetta ma non c’erano evidenze che fosse effettivamente il colpevole perché mancavano tracce biologiche, sangue, impronte, o un testimone che l’avesse colto in flagrante. Ecco che l’invisibile e per questo sottovalutato polline divenne decisivo: sotto alla finestra cresceva un cespuglio di iperico quindi la maglietta o un altro indumento del colpevole dovevano essere sporchi del polline di questa pianta. Pianta che fortunatamente è entomogama cioè non rilascia i granuli in aria ma si affida agli insetti ed è per questo che per avere il suo polline addosso è necessario averla toccata e non semplicemente esserle passato vicino. Inchiodato dalla botanica! E con il polline si possono persino risolvere crimini del passato. Nei primi decenni del 1300 Cangrande della Scala, signore di Verona, abile condottiero e soprattutto mecenate di Dante Alighieri, muore improvvisamente. La causa del decesso è stata scoperta più di 700 anni dopo analizzando il polline rimasto nell’intestino del corpo mummificato: la maggior parte dei granuli era di camomilla, seguita da gelso e da una buona percentuale di digitale rossa, all’epoca nota unicamente per la propria tossicità e non ancora usata a scopo curativo. È quindi molto probabile che il suo medico personale gli abbia somministrato una tisana contro le coliche arricchita volutamente di veleno. E persino chi crede di aver commesso il crimine perfetto in molti casi cade nella trappola del polline. Negli anni ’50, ad esempio, un uomo era salito con un collega su un battello sul Danubio e non ne era più sceso: ovviamente il principale sospettato era il collega ma non c’erano prove a sostegno dell’ipotesi. Durante i rilevamenti si è però riscontrata un’anomalia: in ufficio e a casa del sospettato era presente il polline di una pianta estinta localmente, il cui unico esemplare era rimasto in un punto della riva del Danubio, dove probabilmente era avvenuto l’omicidio e in cui si trovava il corpo. È bastata questa prova per ottenere una totale confessione.
 
Sono ormai numerosi i casi in cui le analisi palinologiche hanno fornito un contributo insostituibile alle indagini, forti del fatto che il polline è ovunque, viene naturalmente catturato da vestiti, capelli e narici, è praticamente indistruttibile (non basta un lavaggio in lavatrice o una bella doccia per disfarsene), fornisce informazioni dettagliate anche da un punto di vista temporale (ogni specie ha il proprio e lo produce solo in una certa stagione) e soprattutto passa inosservato.

I criminali pensano forse di usare i guanti o di cancellare le tracce di sangue ma di certo non considerano l’innocuo ma decisivo polline. Dalla ricostruzione ambientale alla climatologia, dall’archeologia alle sofisticazioni alimentari passando per le indagini poliziesche, tutto racchiuso in qualche millesimo di millimetro. La natura non smette mai di stupire.

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Valentina Vitali

Valentina Vitali

Area: Ambiente e natura