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Sport e disabilità

Inclusione, educazione e crescita

“Lo Sport è parte del patrimonio di ogni uomo e di ogni donna e la sua assenza non potrà mai essere compensata”. (Pierre de Coubertin)
Questa è l'introduzione del bellissimo e “visionario” Libro Bianco sullo Sport UE (2007).


Il ruolo sociale dello sport
Lo sport, come ruolo sociale, ha il grande potere di unire, riunire, educare, motivare, includere, integrare, condividere, promuovere, prevenire. Lo sport come inclusione, integrazione, pensiamoci un attimo, soffermiamoci per capire le cose meravigliose che lo sport può fare per le persone giovani, per le persone con disabilità e per tutti coloro che provengono da situazioni difficili.
 
Lo sport può facilitare l’integrazione nella società delle persone di diversa cultura, pensiamo ai migranti, ad esempio.

Promuove un senso di appartenenza comune e partecipazione e quindi può essere un potente mezzo di integrazione, forse il più potente, insieme alla scuola, per crescere insieme.

Il ruolo educativo dello sport
Lo sport ha, dunque, un alto valore educativo quando pone al centro l’uomo e le sue potenzialità. Vorrei approfondire quello su cui lavoro e raccontare un po’ la mia esperienza personale sui benefici fisici e relazionali che l’attività sportiva può avere sulle persone disabili. Lo sport è un mezzo privilegiato nell’integrazione sociale delle persone diversamente abili. Chi svolge regolarmente attività sportiva, di solito partecipa attivamente anche alla vita sociale e culturale. Le attività sportive afferiscono al gruppo delle attività ricreative e dunque sono attività libere nella loro iniziativa, non obbligate dall’esterno e sono caratterizzate da un senso di benessere e piacere che creano nella persona con disabilità. Il tempo impiegato nell’attività sportiva è un tempo significativo per la qualità della vita di chi vi prende parte. Le abilità acquisite nella pratica sportiva dalle persone generalmente considerate “poco adatte” a queste attività (ad esempio: nuoto, atletica leggera, pallacanestro, pallavolo, ecc.) contribuiscono a migliorare sensibilmente le abilità nella vita di tutti i giorni. Nella mia esperienza ho visto persone con disabilità che non riuscivano a mettersi le scarpe oppure a lavarsi autonomamente, raggiungere livelli di autonomia impensabili anche dopo pochi mesi di un ciclo di attività sportiva. L’attività sportiva inoltre è sfidante per noi stessi (per tutti) e ci stimola ad attivare le nostre capacità relazionali e intellettive. Nelle persone diversamente abili questo sembra funzionare in modo particolarmente amplificato.
 
Il raggiungimento di ogni pur piccolo obbiettivo nello sport è stimolo e traguardo per il raggiungimento di ulteriori obbiettivi di autonomia anche nei gesti della vita quotidiana.

Io dico sempre ai genitori che ogni gesto appreso in piscina, sul cavallo o sul campo da calcetto o da bocce è un gesto acquisito anche nella vita quotidiana. Infatti l’attività sportiva è un’esperienza che affrontano da soli, senza l’aiuto dei genitori, da cui solitamente dipendono e per loro è fonte di timore prima, ma di grande felicità poi. Ogni piccolo traguardo loro è un traguardo anche nostro, ogni sorriso in più è anche il nostro.
Un capitolo importantissimo, anzi determinante, è quello del contributo che le istituzioni pubbliche possono dare allo sviluppo di quanto abbiamo detto in queste righe. Di questo parleremo in un prossimo articolo.

Benefici, non solo fisici
Lo sport sviluppa un senso di appartenenza comunitaria e di coesione in un gruppo, l’attenzione al rispetto delle regole stabilite da altri, il rispetto per le altre persone, lo spirito di collaborazione e lo spirito di emulazione. La persona disabile, nel confrontarsi con tutti questi aspetti, sperimenta la propria autonomia, la fiducia in se stesso e negli altri: sperimenta la propria prudenza, il proprio coraggio, l’autocontrollo e il desiderio di misurarsi. La persona disabile (e non solo), quindi, impara ad apprendere e memorizzare e a interagire con gli altri. La persona disabile che pratica sport vedrà perciò crescere il suo benessere emotivo, ma anche quello fisico: sviluppa l’equilibrio, potenzia il tono muscolare, utile per chi ha problemi di deambulazione; attraverso il movimento le persone disabili migliorano anche la loro resistenza, la loro velocità, la loro forza.
E', infine, evidente come una persona disabile, ma è un concetto estensibile a tutti, con un benessere accresciuto, sia da un punto di vista della salute fisica, sia da un punto di vista di quella emotiva e relazionale, perde la connotazione di “costo”, che, diciamoci la verità, un po’ si porta dietro, per assumere quella di risorsa per la comunità e in genere per la società in cui vive.

Riguardo l'autore

Monia Fornari

Monia Fornari

Area: Salute e benessere