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La previdenza complementare

L’adesione a queste soluzioni ci renderà anziani più felici?

In questi giorni abbiamo letto e sentito in tv l'allarme lanciato da Tito Boeri - presidente dell'Inps - dopo una simulazione fatta dall'Istituto sulla pensione di chi oggi ha 35 anni. Le proiezioni dicono che soltanto il 40% dei nati negli anni ‘80 andranno in pensione a 70 anni, il resto dovrà aspettare i 75; e non solo, le pensioni saranno inferiori del 25% - in media - di quelle di chi è nato nel 1945 e oggi ha 70 anni. Questa fotografia ci fa riflettere e noi vi proponiamo una soluzione: la previdenza complementare, un ottimo strumento soprattutto se si hanno 40 anni di tempo per sfruttarlo al meglio.
Aderire alla previdenza complementare vuol dire accantonare una parte dei risparmi durante la vita lavorativa in modo da affiancare una rendita a quella corrisposta dallo Stato. La somma accantonata a scopo pensionistico dipende:
- dall'importo dei contributi versati;
- dalla lunghezza del periodo di versamento;
- dai rendimenti ottenuti al netto dei costi di gestione.
Il nostro sistema pensionistico ha subito forti variazioni a partire dagli anni ‘90, a causa dell'aumento progressivo della durata media della vita e, quindi, dell'ampliamento degli anni di percezione di pensioni di anzianità. Inoltre, la crisi economica ha comportato la riduzione dell'ammontare dei contributi da versare per ottenere la pensione.


Attualmente l’importo delle pensioni è collegato a questi parametri: - l’ammontare dei contributi versati (non più alle ultime retribuzioni percepite); - la crescita del prodotto interno lordo;