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La previdenza complementare

L’adesione a queste soluzioni ci renderà anziani più felici?

Aderire alla previdenza complementare vuol dire accantonare una parte dei risparmi durante il ciclo lavorativo in modo da affiancare una rendita a quella corrisposta dallo Stato; la somma accantonata a scopo pensionistico dipende:
- dall'importo dei contributi versati;
- dalla lunghezza del periodo di versamento; 
- dai rendimenti ottenuti al netto dei costi di gestione.
Il nostro sistema pensionistico ha subito forti variazioni a partire dagli anni ‘90, a causa dell'aumento progressivo della durata media della vita, quindi con un'ampliamento degli anni di percezione di pensioni di anzianità, e della crisi economica che ha comportato la riduzione dell'ammontare dei contributi da versare necessari per la pensione.


Attualmente l’importo delle pensioni è collegato a questi parametri:
  • l’ammontare dei contributi versati (non più alle ultime retribuzioni percepite);
  • la crescita del prodotto interno lordo;
  • la durata media del periodo di ricezione della pensione, la “speranza di vita” del pensionamento.
Queste modifiche favoriscono una flessione delle nuove pensioni, che saranno sempre più basse in rapporto all’ultima retribuzione recepita prima del pensionamento (“tasso di sostituzione”), ed è questa la ragione principale per cui alla previdenza obbligatoria, primo pilastro, è stato affiancato il secondo pilastro della previdenza complementare

Al fine di favorire questo tipo di investimenti lo Stato riconosce agevolazioni fiscali particolari, anche nel caso in cui i versamenti siano per familiari fiscalmente a carico.

Tipologie di fondi pensione complementari
Esistono 4 forme:
  • Fondi pensione negoziali;
  • Fondi pensione aperti;
  • Piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (PIP);
  • Fondi pensione preesistenti.
Fondi pensione negoziali
Sono fondi istituiti dai rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro nell’ambito dei vari contratti nazionali, di settore, aziendali o anche territoriali.

Fondi pensione aperti
Sono forme pensionistiche complementari istituite da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio e società di intermediazione mobiliare.

Piani individuali pensionistici di tipo assicurativo (PIP)
Sono istituiti dalle imprese di assicurazione.

Fondi pensione preesistenti
Sono forme pensionistiche istitui-te prima del D.L. 124/1994 che ha disciplinato la previdenza complementare per la prima volta.
Tasso di sostituzione
È il rapporto tra la prima rata, che si riscuote, di pensione e l’ultimo stipendio percepito.
L’ultimo calcolo effettuato dalla Ragioneria Generale dello Stato stima che:
  • un giovane che entra nel mondo del lavoro adesso, percepirà circa un 60% dell’ultimo stipendio lordo;
  • mentre un giovane lavoratore autonomo percepirà un’assegno del 40% rispetto all’ultimo reddito lordo.

Il TFR
Il lavoratore dipendente del settore privato può scegliere di destinare il proprio TFR ad una forma pensionistica complementare oppure scegliere di lasciarlo presso il datore di lavoro. 
Nel caso non sia effettuata nessuna scelta si attua il conferimento tacito, ovvero il TFR confluisce automaticamente nel fondo pensione previsto dal contratto di lavoro (nel caso ci siano più fondi si segue quello al quale è iscritto il maggior numero di dipendenti dell’azienda) altrimenti è versato a Fondinps, forma pensionistica complementare costituita presso l’INPS.

Il TFR è il Trattamento di Fine Rapporto e si calcola accantonando una quota pari al 6.91% della retribuzione lorda. La quota accantonata (con l’esclusione della somma maturata nell’anno stesso) è rivalutata del 1,50% in misura fissa più il 75% dell’aumento dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo rilevato al dicembre dell’anno precedente.
Esempio
Rossi è assunto dal 1 gennaio e ha un reddito annuo lordo di € 25.000,00
• Quota annua: € 25.000,00 x 6.91% = € 1.727,50
Rivalutazione alla fine dell’anno successivo (ipotizzando un reddito lordo uguale) e ipotizzando l’inflazione al 2%
• Quota annua:  € 25.000,00 x 6.91% = € 1.727,50
• Rivalutazione: € 1.727,50 x [1.5% + (2% x 75%)] = € 51,82
• Totale TFR maturato: € 1.727,50 + € 1.727,50 + € 51,82 = € 3.506,82

Quale forma pensionistica complementare scegliere?
Ecco alcune informazioni utili per la scelta della forma pensionistica complementare.
1. Verificare i costi di gestione e investimento applicati dalle diverse forme pensionistiche complementari in quanto   erodono il capitale ammontato negli anni. Lo strumento è l’ISC, l’indicatore sintetico dei costi. 
2. Verificare in quale modo e con quali formule saranno investiti i contributi e i connessi rischi finanziari. 
Le opzioni di investimento possono essere ricondotte a 4 tipologie:
  • azionarie;
  • obbligazionarie;
  • bilanciate;
  • garantite.
La scelta va effettuata sia in base alla propensione al rischio personale, sia agli anni di adesione al fondo (ad esempio scegliere opzioni di investimento più rischiose quando si è lontani dalla pensione ha maggiori possibilità di rendimento a lungo termine).
Le scelte di investimento non sono vincolanti, si possono modificare durante il percorso.
3. Quali prestazioni aggiuntive si possono ottenere, ad esempio, anticipazione o riscatto durante la fase di contribuzione. 
4. Nel caso di un lavoratore dipendente, controllare se il contratto di lavoro prevede la possibilità di iscriversi ad un fondo pensione di riferimento, perché in questi casi al contributo e al TFR si aggiunge anche il contributo del datore di lavoro.

Spostamento in altre forme pensionistiche
Trascorsi 2 anni di adesione ad un fondo è possibile richiedere il trasferimento presso un’altra forma pensionistica complementare. 
ISC
L’indicatore sintetico dei costi dà la possibilità di misurare quanto incidono annualmente i costi che si sostengono aderendo ad una forma pensionistica complementare. L’ISC in molti casi (non in tutti) varia sia in base alla formula di investimento scelta, sia in base agli anni di permanenza nei fondi: più è alto il rischio, maggiore sarà l’indicatore; maggiori gli anni di permanenza, minore l’ISC. Sul sito della Covip sono consultabili  gli indicatori sintetici dei costi di tutte le forme pensionistiche e questo dà la possibilità di comparare le varie proposte presenti sul mercato. 

Cosa succede quando si va in pensione?
Ci sono due possibilità una volta maturati i requisiti della pensione:
  • rendita;
  • liquidazione in unica soluzione.
La rendita è possibile solo se si possono far valere almeno 5 anni di partecipazione alla previdenza complementare; sarà liquidata da un’impresa di assicurazione con cui la forma pensionistica scelta è convenzionata (è comunque possibile variare la forma pensionistica nel caso l’impresa di assicurazione convenzionata applichi condizioni migliori).
La liquidazione in un’unica soluzione è possibile fino ad un massimo del 50% del capitale accumulato ed è comunque soggetta alle condizioni delle varie forme pensionistiche.
La pensione complementare può essere reversibile sia al coniuge sia ad un erede designato.
COVIP
La commissione di vigilanza sui fondi pensione
La COVIP è stata istituita allo scopo di garantire e perseguire la trasparenza e la correttezza dei comportamenti dei gestori delle forme pensionistiche complementari, in modo da tutelare i beneficiari. 
Sul sito Internet della COVIP è possibile controllare le tabelle dei rendimenti, gli indicatori sintetici dei costi (ISC) e altre informazioni su tutte le forme pensionistiche complementari (www.covip.it).

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