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Giardini di alta quota

Giardini di montagna tra ornamento e collezionismo. Specie insolite e sconosciute, preservate anche grazie agli orti botanici alpini.


Le montagne, apparentemente povere di varietà floristica, ospitano ben il 25% della biodiversità del pianeta. Sono certo meno appariscenti delle lussureggianti foreste tropicali, ma dal punto di vista ambientale giocano un ruolo altrettanto importante. Chi direbbe, passeggiando sulle Alpi, che le nostre montagne offrono rifugio a più di 4.500 diverse specie? Eppure sembrano tutti boschi uguali a sé stessi, per non parlare dei prati! Una biodiversità nascosta, insomma, ma non per questo meno preziosa. Una biodiversità che, tra l’altro, è seriamente minacciata dal riscaldamento climatico in atto: il fenomeno della “termofilizzazione” costringe le specie tipiche dei piani più alti a cedere il passo a quelle diffuse ad altitudini inferiori le quali cercano nuovi ambienti da colonizzare, adatti alle loro esigenze in termini di temperatura. Purtroppo, questa migrazione è molto lenta e potrebbe non essere sufficiente per bilanciare l’innalzamento previsto delle temperature.
La ricchezza floristica delle montagne deve però essere conservata quanto più possibile e un ruolo importante è giocato dai giardini botanici montani dei quali è costellato l’intero arco alpino.
Orti botanici che non sono semplicemente una noiosa raccolta di specie dai nomi difficili, organizzati in aiuole e cartellinate in latino. Al contrario, molti giardini botanici d’altura, complice la loro genesi o la vocazione turistica dell’area, presentano interessanti valenze ornamentali e paesaggistiche. Un esempio molto interessante di questo connubio botanico-estetico è certamente costituito dal Giardino alpino di Castel Savoia a Gressoney Saint Jean in Valle d’Aosta. Il castello in realtà è una villa novecentesca in forme castellane appositamente costruita per la “regina alpinista”, Margherita di Savoia. Il castello domina l’intera vallata sino al Lyskamm, ghiacciaio ubicato sui versanti dell’omonima montagna facente parte del gruppo del Monte Rosa. Ben visibile dalla sala di lettura della Regina, a 1.350 metri sul livello del mare, è disposto un interessante giardino botanico alpino nella realizzazione del quale, vista anche l’ubicazione, si è voluto dare grande peso alla composizione e alla scelta delle specie a scopo prettamente ornamentale. Ne segue che ampio spazio è stato dato alle piante dotate di fioriture evidenti e colorate quali Lilium, genziane ed Eryngium.
Non occorre però disporre di un castello per ottenere ottimi risultati ornamentali nel giardino, per esempio, della seconda casa in montagna. Certamente in contesti “estremi” occorre un’attenta analisi del sito, soprattutto per quanto concerne la radiazione luminosa incidente e le temperature, ma in linea di massime le specie che seguono sono adatte alle altitudini elevate.

Alberi per dare struttura
Le capacità di adattamento degli alberi, al di sopra di certe altitudini, sono messe a dura prova. Non possiamo limitarci a porre a dimora le piante che “vengono bene” nel giardino di città perché correremmo il rischio di incappare in errori grossolani.
L’ideale sarebbe compiere delle belle passeggiate nei dintorni della casa di montagna per verificare quali sono gli alberi che, a parità di condizioni, mostrano un migliore aspetto vegetazionale.
In linea di massima, tuttavia, non si sbaglia troppo nell’introdurre le specie seguenti. In primo luogo, chi ha spazio a sufficienza può osare con specie di prima grandezza come abeti e pini, piante di grandi dimensioni che, tuttavia, impiegano molti anni a raggiungere la maturità. Si tratta di specie sempreverdi che, quindi, dal punto di vista paesaggistico non offrono particolari spunti di rilievo nelle diverse stagioni dell’anno. Portamento simile agli abeti, ossia vagamente conico, è tipico anche del larice il quale è però in grado di sorprendere nel corso della stagione autunnale grazie al fatto che – caso davvero raro per una conifera – si incendia di colori caldi prima di perdere completamente le foglie.
Chi volesse utilizzare architetture vegetali diverse e inserire piante dal sapore meno montano può ricorrere a caducifoglie spesso erroneamente messe a dimora alle quote di pianura. Una prima possibilità è fornita dal sorbo montano (Sorbus aria), albero alto sino a 15 metri, con caratteristica chioma a cupola, espansa e molto fitta. Le foglie sono di colore verde intenso e in autunno assumono una colorazione gialla.
Un’altra possibilità di scelta è offerta dalla betulla (Betula alba). Si tratta di una specie molto usata anche in città sino ad alcuni decenni or sono, ma caduta in disgrazia a causa della sua limitata resistenza all’atmosfera cittadina. In altitudine, invece, può dare il meglio di sé, raggiungendo dimensioni e architetture rilevanti, seconde solo a quelle che si possono ammirare nei Paesi freddi del Nord Europa, areale del quale è originaria la specie. La corteccia chiara saprà risaltare anche nelle terse serate estive rischiarate dalla luna e dalle stelle, mentre le fronde leggere offriranno refrigerio nei più assolati pomeriggi agostani.

Arbusti come corredo
Un grande arbusto, talvolta piccolo alberello, capace di avvolgere i primi caldi estivi con una nuvola di fragranti profumi: il lillà. Nei vivai se ne trovano di diverse colorazioni, tutte dal successo assicurato. Per chi ama i giardini profumati, al lillà si può accompagnare Lonicera tatarica, caprifoglio a portamento arbustivo. In particolare, segnalo la cultivar ‘Arnold’s Red’, caratterizzata da un fiore di colore rosa intenso che, a seguito dell’impollinazione, porta alla produzione di piccole bacche rosse.
Diffuse nei giardini d’altura del Trentino Alto Adige e della Valle d’Aosta, le potentille (Potentilla fruticosa) sono arbusti molto adatti sia per creare macchie all’interno di una bordura mista sia per realizzare siepi di dimensioni contenute. Tra le varietà più blasonate sono certamente da ricordare ‘Abbotswood’, ottima coprisuolo con fioritura bianca, e ‘Goldfinger’, varietà a portamento eretto con copiosa fioritura di colore oro.
Altri arbusti tipicamente montani che possono essere utilizzati sono i ribes, piccoli frutti che negli ultimi anni sono sempre più apprezzati sia dagli adulti sia dai bambini. Esistono varietà con frutto di colore rosso e altre di colore giallo; in entrambi i casi il gusto è tipicamente acidulo.

Erbacee perenni per portare colore e volumi
Molte sono poi le scelte tra le erbacee perenni, spesso sottovalutate nella realizzazione dei giardini forse perché, a torto, sono ritenute fonte di eccessiva manutenzione.
In realtà, le specie perenni possono migliorare la gamma cromatica del giardino e coprire, con la scalarità delle proprie fioriture, buona parte della stagione vegetativa.
Piante sorprendenti per architettura e fioritura, i lupini (Lupinus polyphyllus) sono molto amati nei Paesi europei più freschi grazie alle grandi foglie palmate e ai lunghi racemi fioriti. Gli emerocallidi (Hemerocallis sp.) sono invece vere e proprie macchine da fiori con numerose foglie nastriformi tra le quali si sviluppano effimeri ma stupendi fiori dai colori più disparati: sono infatti molto numerose le varietà disponibili sul mercato.
Ma le erbacee che si possono utilizzare in un giardino alpino sono davvero numerose, basta visitare un vivaio o un centro giardinaggio ben fornito. Troverete sicuramente speronelle (Delphinium sp.), peonie erbacee, papaveri, gerani (Geranium sylvaticum) e genziane, tutti ottimi complementi per ravvivare il verde della montagna.

Riguardo l'autore

Luca Masotto

Luca Masotto

Area: Orto e giardino