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Acqua: come scegliere la qualità più adatta


“Siamo quello che mangiamo” asseriva il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach sostenendo che l'alimentazione è un aspetto fondamentale della nostra vita e, in un certo senso, quello che mangiamo determina chi siamo, influenzando molteplici aspetti della nostra vita e della nostra salute. 
Ma dal momento che il nostro corpo è costituito per il 60-70% da acqua, forse sarebbe più corretto dire che siamo quello che mangiamo e quello che beviamo.


Il fabbisogno idrico di un adulto è di circa 3 litri di acqua al giorno, quantità variabile con l’età e lo stile di vita dell’individuo e che comprende comunque anche i liquidi introdotti nel nostro corpo con gli alimenti. L’acqua è coinvolta in funzioni fondamentali della nostra vita; permette il trasporto dei nutrienti, regola la temperatura corporea e l’equilibrio idrico, ha potere detossicante, favorisce i processi digestivi ed è inoltre fonte di sali minerali.
Il consumo di acqua è pertanto indispensabile per una corretta idratazione e può svolgere un’azione coadiuvante al trattamento farmacologico. In particolare, le acque minerali naturali possono svolgere un’azione salutistica. 
Va chiarito che non hanno effetti terapeutici in senso stretto, ma essendo dotate di caratteristiche organolettiche e igieniche particolari possono svolgere alcune azioni favorevoli alla salute. 
Le proprietà “benefiche” che un’acqua minerale naturale può vantare sono da attribuire da un lato alla quantità e al rapporto fra i sali in essa disciolti, dall’altro all’assenza di sostanze inquinanti o indesiderabili. Infatti, quando si beve, non solo ci si disseta, ma si assumono elementi importanti (oligoelementi come calcio, sodio, ferro, magnesio, zolfo, bicarbonato, fluoro) che a seconda della tipologia e della concentrazione possono soddisfare le diverse esigenze di benessere psico-fisico. 

Le caratteristiche e le proprietà salutari dell’acqua dipendono dalla fonte di provenienza e dai sali minerali che acquisisce durante il lungo cammino sotterraneo attraverso le rocce, prima di sgorgare in superficie. 
Di qui si apre il vastissimo panorama delle acque minerali naturali nel quale il consumatore deve cercare di districarsi, tra etichette poco chiare, messaggi pubblicitari e analisi di laboratorio.

Alcune domande ricorrenti 
Le acque sono diverse tra loro o una vale l’altra?
Quale acqua è più buona?
Come faccio a scegliere la migliore?
Partiamo dal presupposto che le acque che si trovano comunemente in commercio possono essere diversissime tra loro; alcune possono avere proprietà molto simili, altre invece si discostano notevolmente dalle altre. Non esiste però una classificazione assoluta delle acque, ovvero non è corretto prescindere dal consumatore, da colui che l’acqua andrà a berla. La domanda “quale acqua è migliore” è pertanto inesatta. 
Bisognerebbe chiedere “quale acqua è più indicata per me”, stabilendo insomma un trait d’union tra la bottiglia d’acqua e il suo consumatore.

Ma che indicazioni ci dà l’analisi chimica riportata sull’etichetta?
Innanzitutto devono essere indicati quando e da chi sono state eseguite le analisi. 
Tra i parametri più importanti abbiamo il residuo fisso, parametro generico che ci dà un’idea del contenuto di sali minerali disciolti. 
I principali minerali presenti nel nostro corpo sono: 
  • sodio;
  • potassio;
  • magnesio;
  • calcio. 
Ognuno di questi elementi se assunto in dosi eccessive può essere nocivo così come la sua carenza può dare disfunzioni. 
 
Non esiste una classificazione assoluta delle acque, non è corretto prescindere dal consumatore.

A seconda del contenuto di sali le acque si dividono in: 
  • minimamente mineralizzata” residuo fisso inferire a 50 mg/L: è un’acqua carente di sali minerali, stimola la diuresi ed è indicata per chi soffre di ipertensione e nell’alimentazione dei neonati; utile per prevenire la calcolosi renale;
  • oligominerale” o “leggermente mineralizzata” residuo fisso inferiore a 500 mg/L: favorisce la diuresi, contiene generalmente poco sodio e può quindi essere indicata nei casi di ipertensione. è utile per prevenire la calcolosi renale;
  • mediominerale” residuo fisso compreso tra 500 e 1000 mg/L: il discreto contenuto in sali minerali la rende utile nell’alimentazione degli sportivi, specie nel periodo estivo in cui occorre reintegrare i liquidi ed i minerali persi con la sudorazione;
  • ricca di sali minerali”: residuo fisso superiore a 1.000 mg/L: è un’acqua terapeutica, molto ricca di sali. Per evitare sintomi da sovradosaggio è bene acquistarla solo sotto consiglio medico. Ha un effetto diuretico inferiore, e può favorire la comparsa di calcoli renali.

Nelle acque particolarmente ricche di minerali, nell’etichetta, può essere specificata una particolare dicitura per sottolineare le sue caratteristiche:
  • contenente bicarbonato indicata nell’ipersecrezione gastrica - acidità di stomaco - e nelle patologie renali. Il bicarbonato la rende particolarmente utile per chi pratica sport, in quanto questa sostanza è in grado di tamponare l’acido lattico;
  • solfata lievemente lassativa e quindi indicata in caso d’insufficienze digestive, spastica e sindrome del colon irritabile - sconsigliabile durante la crescita e nel periodo postmenopausale, perché può interferire con l’assorbimento del calcio aumentandone l’escrezione;
  • clorurata: ha azione equilibratrice dell’intestino, delle vie biliari e del fegato - ha inoltre azione lassativa e purgativa tipica delle acque salse;
  • calcica: agisce a livello dello stomaco e del fegato - è indicata nella crescita, in gravidanza, in menopausa e nella prevenzione dell’osteoporosi e dell’ipertensione - le acque minerali calciche sono indicate anche per chi è intollerante al latte e, nonostante i luoghi comuni, non aumentano l’incidenza di calcoli renali); 
  • ferruginosa indicata nelle anemie da carenza di ferro;
  • sodica indicata per gli sportivi, soprattutto durante i mesi estivi quando si perdono notevoli quantità di liquidi con la sudorazione;
  • a basso contenuto di sodio indicata per le diete povere di sodio e per combattere ipertensione e ritenzione idrica.

Altre indicazioni ci vengono dal pH
Da reminiscenze scolastiche tutti ricorderemo a grandi linee che il pH si esprime con un numero che va da 0 a 14 che corrisponde a livelli rispettivamente di massima acidità e massima basicità. 
La neutralità si attesta attorno al valore di 7. 
Le acque in bottiglia hanno un pH che va generalmente da 6.5 a 8; quelle con pH inferiore a 7 sono leggermente acidule ed hanno la proprietà di favorire la digestione. 
Le acque addizionate di anidride carbonica sono sempre acidule.

Rimangono ancora alcuni parametri
  • La durezza espressa in gradi francesi, ci dà un’idea della presenza di ioni calcio e magnesio; un’acqua con durezza elevata è chiamata calcarea. 
  • Nitrati e nitriti sono due parametri importantissimi che è bene tenere sotto controllo: il loro contenuto deve essere minimo. 
Nell’uomo la tossicità dei nitrati si esplica a seguito della loro riduzione a nitriti; il principale effetto biologico dei nitriti nell’uomo è associato all’ossidazione dell’emoglobina a metaemoglobina la quale non è più in grado di trasportare ossigeno ai tessuti. 
Nelle acque minerali sono previsti due differenti limiti di dosaggio:
  • 45 mg/L nelle ordinarie acque minerali;
  • 10 mg/L in quelle destinate all’infanzia.
Il limite dei nitriti è invece di 0.02 mg/L

Con queste semplici nozioni basilari possiamo orientarci un po’ meglio nell’acquisto della nostra acqua provando a leggere e interpretare le etichette e le analisi riportate. 
Rimane il consiglio di consultare il parere di un medico prima di scegliere con continuità acque con caratteristiche particolari. 
Da non scartare infine anche il ricorso all’acqua del pubblico acquedotto… ma questo merita un capitolo a sé!

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Riguardo l'autore

Matteo Sarzi Amadè

Matteo Sarzi Amadè

Area: Ambiente